Spaccare l'atomo in quattro. Contro la favola del nucleare

Riferimento: 9788865792766

Editore: EGA-Edizioni Gruppo Abele
Autore: Tartaglia Angelo
Collana: Gli occhiali di Abele
In commercio dal: 12 Ottobre 2022
Pagine: 92 p., Libro in brossura
EAN: 9788865792766
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Spaccare l'atomo in quattro. Contro la favola del nucleare

Spaccare l'atomo in quattro. Contro la favola del nucleare

 

Descrizione

La guerra tra Russia e Ucraina - con il fantasma della bomba atomica in agguato, il disastro di Chernobyl non troppo lontano nel tempo e la crisi energetica che incombe - ha riacceso il dibattito sull'energia e, in particolare, su potenzialità e rischi dell'industria nucleare. La necessità di sempre maggiori quantità di energia, condizione essenziale per l'attuale modello economico, si scontra con il razionamento, le difficoltà di accesso e la crisi delle fonti attualmente in uso. Occorrerebbe una fonte energetica sostenibile e pressoché illimitata: nessuna miglior opzione, apparentemente, del nucleare. Ma l'energia senza scorie è un mito e lo dimostrano le leggi della termodinamica, spiega in questo puntuale discorso Angelo Tartaglia, ingegnere nucleare e fisico. Undici argomentazioni contro altrettanti falsi miti, a sottolineare perché il nucleare risulterebbe più dannoso e meno sicuro di molte altre fonti. Smentito il pensiero comune secondo cui il nucleare è pulito, come le teorie di chi sostiene che «è inutile opporsi quando i Paesi che ci circondano sono pieni di centrali». Ma le fake news sono tantissime: è davvero minima la possibilità di incidenti? Chi garantisce che questa fonte, una volta a disposizione, non venga poi impiegata anche per interessi militari? Non esiste ad oggi tecnologia o processo in grado di neutralizzare gli effetti devastanti delle scorie nucleari sull'ambiente e sulle specie viventi. I costi dello smaltimento, economici e in salute, si riverserebbero inevitabilmente sulle future generazioni. E poi, le tanto evocate centrali di ultima generazione - dice Tartaglia - semplicemente non esistono: si tratta di sperimentazioni in via di perfezionamento e sviluppo, e così sarà per altri quindici anni, mentre il cambiamento climatico richiede interventi immediati. Meglio sarebbe puntare su altre fonti, il solare prima tra tutte: «limitandoci a casa nostra, se il 2% del territorio nazionale fosse coperto di pannelli fotovoltaici si avrebbe una produzione annua sufficiente a soddisfare l'intero fabbisogno energetico nazionale».