Soggiorno a Venezia. D'Annunzio nella Recherche: un inedito

Riferimento: 9788879848237

Editore: Luni Editrice
Autore: Proust Marcel, Balducci G. (cur.), Balducci G. (cur.)
Collana: Il sogno di Gutenberg
In commercio dal: 19 Luglio 2022
Pagine: 64 p., Libro in brossura
EAN: 9788879848237
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Soggiorno a Venezia. D'Annunzio nella Recherche: un inedito

Soggiorno a Venezia. D'Annunzio nella Recherche: un inedito

 

Descrizione

L'Europa che dalla Belle Époque, dal Gran Ballo Excelsior, era piombata a piè pari nelle trincee del Carso, in un battito di ciglia era passata dalle tinte rosa dei quadri delle femme fleures di Boldini ai cupi manifesti di guerra rosso sangue, si trovava a dover ricomporre i suoi cocci e già vedeva i primi scontenti della pace, tra i quali e prima di tutti proprio Gabriele D'Annunzio che, animato da sentimenti di rivalsa contro Versailles, gridava alla vittoria mutilata. In tale temperie germina questo controverso episodio della Recherche di Marcel Proust che vede aleggiare la presenza del Vate in una frivola, ma quanto mai pregnante discussione da caffè, in una Venezia di cent'anni fa. Proust, l'11 dicembre 1919, all'indomani dell'assegnazione del premio Goncourt, e circa due mesi dopo l'entrata a Fiume dei legionari fiumani al seguito di D'Annunzio, intenti a riprendersi l'Istria e la Dalmazia loro negata dai burocrati, pubblica sul Matin un'anticipazione del suo romanzo maggiore, inserendo questo ironico cammeo sull'impresa fiumana. Il brano in questione, che avrebbe dovuto far parte del sesto volume della Recherche, ossia del tomo Albertine disparue, poi La Fugitive, fu ripreso in Italia nell'edizione del 2 settembre 1924 del quotidiano Il Mondo (fondato da Giovanni Amendola a Roma), nel quale si riproduceva tradotto ma per poi apparire, curiosamente purgato del riferimento a D'Annunzio, nell'edizione definitiva della Recherche. Il traduttore dell'epoca, che si firmava con la sigla G.S., dava in questo modo in pasto al pubblico italiano questo gustoso estratto, che vede un elogio piuttosto enfatico, per non dire smaccato, rivolto a D'Annunzio da parte di un misterioso autore francese di nome Marcel, appunto, Marcel Proust.