Principia ethica. Con la prefazione alla seconda edizione del 1922

Riferimento: 9788830101432

Editore: Bompiani
Autore: Moore George Edward, Cremaschi S. (cur.), Reichlin M. (cur.)
Collana: Il pensiero occidentale
In commercio dal: 20 Settembre 2023
Pagine: 736 p., Libro rilegato
EAN: 9788830101432
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Principia ethica. Con la prefazione alla seconda edizione del 1922

Principia ethica. Con la prefazione alla seconda edizione del 1922

 

Descrizione

In questo libro, considerato atto di nascita dell'etica analitica, Moore intende confutare sia il naturalismo di Herbert Spencer e John Stuart Mill sia l'etica metafisica di Francis Bradley e John McTaggart denunciando la fallacia naturalistica o metafisica consistente nell'identificare buono con proprietà quali risultato dell'evoluzione, produttivo di felicità, conforme all'essenza delle cose. La domanda che chiede se ciò che è più evoluto o piacevole sia anche buono è sempre una domanda aperta; pertanto buono è una nozione semplice e indefinibile. Oltre alla definizione del termine buono, l'etica comprende la domanda sul bene quali cose sono buone, e la domanda sulla condotta che dobbiamo fare. La risposta alla prima domanda è che non si può dimostrare che certe cose sono buone ma solo chiedersi se qualcosa avrebbe valore anche se fosse l'unica cosa esistente. Questo metodo dell'isolamento assoluto concluderebbe che il valore intrinseco non è posseduto dal piacere ma da unità organiche di cui gli affetti e il godimento della bellezza sono gli esempi maggiori. La risposta alla domanda sulla condotta è che non esistono norme assolute: il criterio che stabilisce l'azione giusta è la produzione di conseguenze migliori. Il calcolo del valore intrinseco portato dalle conseguenze è però irrealizzabile per via della complessità e aleatorietà dei fattori coinvolti. L'utilitarismo ideale di Moore resta quindi un'indicazione di massima che non può tradursi in una guida effettiva per l'azione. I Principia divennero subito un libro di culto per i membri del circolo di Bloomsbury, che vi trovarono il manifesto di un esistenzialismo che sfidava l'ipocrisia della morale tradizionale. Negli anni Venti i filosofi anglosassoni ripresero la tesi che la ricerca sul significato di buono è l'oggetto primario dell'etica, avviando la disciplina oggi chiamata metaetica. L'argomento dei Principia venne utilizzato per criticare le posizioni naturalistiche e fornì un contributo rilevante - contro l'intenzione di Moore - alla formulazione di teorie non-cognitiviste. Dalla fine degli anni Cinquanta, quando i filosofi anglosassoni riscoprirono l'etica normativa, anche l'utilitarismo ideale tornò al centro dell'interesse nel contesto di una competizione fra etiche kantiane, utilitariste e neoaristoteliche.