Chi legge il Pastore d’Islanda durante le Festività natalizie si troverà tra le mani una fiaba antica. Il Natale può essere festeggiato in tanti modi, ma Benedikt ne ha uno tutto suo: ogni anno la prima domenica d'Avvento si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite tra i monti, sfuggite ai raduni autunnali delle greggi. Per chi crede potrebbe ricordare il gesto del Dio cristiano alla ricerca delle pecorelle smarrite. Nessuno nel paese osa sfidare il buio e il gelo dell'inverno islandese per accompagnarlo nella rischiosa missione dove il paesaggio invernale estremo, il ghiaccio, la neve e il gelo mettono a rischio la vita. O meglio, nessun uomo, perché Benedikt può sempre contare sull'aiuto dei suoi due amici più fedeli: il cane Leo e Roccia, il montone. Inizia così il viaggio dell'inseparabile terzetto, la «santa trinità», come li chiamano in paese, attraverso l'immenso deserto bianco, contro la furia delle tormente invernali che hanno la capacità di cancellare orizzonti, punti di riferimento e “ogni confine tra la terra e il cielo.” Chi di noi lo farebbe? Ma è qui che Benedikt si sente al suo posto, tra i monti e in solitudine che è in realtà «la condizione stessa dell'esistenza». Nella sua semplicità, Il pastore d'Islanda è il racconto di un'avventura che diventa parabola universale, un inno alla comunione tra tutti gli esseri viventi.
Il pastore d'Islanda.
Da: Marco -
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